YB Tracking, sulle tracce dei nuovi sistemi di tracking

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YB Tracking ha rivoluzionato il modo di condurre, organizzare e seguire le regate: l’apparecchio prodotto dall’azienda inglese sfrutta batterie ricaricabili al litio che assicurano un mese di durata, trasmette la posizione a intervalli regolari e permette di seguire l’andamento di una competizione attraverso un’interfaccia web estremamente semplice. Caratteristiche che hanno decretato il successo del sistema, adottato in oltre 200 eventi velici ogni anno tra i quali grandi regate come il Fastnet, la Sydney-Hobart, la ARC e la 151 Miglia – Trofeo Cetilar. Per approfondire l’argomento abbiamo raggiunto Nick Farrell, numero uno di YB Tracking.

 

REGATE SEMPRE PIÙ PARTECIPATE E NUOVE FUNZIONI PER NUOVE ESIGENZE
A chi da diversi anni ormai segue le più importanti competizioni offshore del mondo, non possiamo non chiedere come se la passa il mondo della vela d’altura. “Le regate stanno crescendo, praticamente tutte le competizioni che seguiamo negli ultimi anni si sono allargate. Per quanto riguarda il tracking, gli organizzatori esigono informazioni sempre più aggiornate: dai report rapidi sulle posizioni all’ordine dei passaggi in corrispondenza di punti chiave”. Il fatto che le linee di start delle grandi regate offshore siano sempre più affollate ha fatto nascere nuove esigenze. “Abbiamo introdotto una nuova funzione per permettere ai nostri tracker di segnalare il passaggio sulla linea di arrivo, in questo modo possiamo automaticamente registrare il tempo di gara. Una funzione che si è rivelata particolarmente utile in regate nelle quali molte barche arrivano in contemporanea nel corso della notte, in questi casi infatti diventa difficile per il Comitato di Regata stabilire l’esatto ordine di arrivo”. Non è il caso della 151 Miglia, va detto, dove YB Tracking viene sfruttato come sistema di supporto alla sicurezza e non contribuisce in alcun modo alla stesura delle classifiche.

 

151miglia_tracciato_YB_Tracking

 

SOLO DA TERRA, OPPURE ANCHE A BORDO?
L’utilizzo di YB Tracking è limitato al Comitato di Regata e agli appassionati che vogliono seguire la regata da casa, come succede alla 151 Miglia, oppure in alcune competizioni il tracking è consultato anche a bordo? “Per le regate che lo permettono mettiamo a disposizione feed di dati accessibili anche con ridotte larghezze di banda, quest’anno abbiamo anche introdotto un servizio di email automatiche che informano l’equipaggio con i dati relativi alla posizione della flotta. Si tratta di un servizio liberamente disponibile per tutti i partecipanti, quindi esattamente identico per ognuno”. Questo può influire sulla strategia? “Può darsi. In alcune regate, come ad esempio la RORC Caribbean 600, si crea una sorta di “blackout area” dove il sistema di tracking è volontariamente “oscurato” agli avversari. Questo perché si tratta di un passaggio particolarmente strategico nel quale le condizioni cambiano di anno in anno, naturalmente chi passa per primo preferisce evitare di dare informazioni utili a chi è indietro. Tuttavia, nella maggior parte dei casi le condizioni cambiano nel corso della regata, questo fa sì che ognuno debba fondare le proprie decisioni basandosi sul meteo, piuttosto che sul tracciato della barca che lo ha preceduto.

 

IL FUTURO DEL TRACKING? È SEMPLICE! 
Quando gli chiediamo come sarà il futuro di YB Tracking, Farrell non ha dubbi: facilitare sempre di più la consultazione dei dati. “In questo senso, il nostro primo obiettivo è quello di rendere il tracking comprensibile per la maggior parte delle persone, per questo cerchiamo innanzitutto di semplificarlo. Potremmo mostrare le barche in 3D, questo però non renderebbe i dati più intellegibili al pubblico. Il nostro obiettivo è quello di fornire i nostri servizi ad un numero sempre maggiore di competizioni, coinvolgendo al massimo il pubblico e offrendogli la possibilità di vedere cosa stanno facendo i suoi. Altro obiettivo è quello di contribuire alla sicurezza, fornendo informazioni al Comitato di Regata, ad esempio in caso di emergenza. Nonostante i nostri non siano strumenti di emergenza come ad esempio l’EPIRB, possono tornare utili fornendo informazioni vitali agli attori coinvolti nei soccorsi”.

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