Metti un gruppo di velisti di ritorno da Saint Maxime – parte 2

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Vi avevamo lasciato con il buon Giacomo Giulietti di Sailing&Travel che si era perso nell’assenza di segnale di compagnie telefoniche tutt’altro che collaborative mentre, con un gruppo di altri velisti/giornalisti, rientrava dopo la prova di una barca da Saint Maxime.
Dopo qualche tempo siamo riusciti a ristabilire un segnale decente e abbiamo proseguito con le nostre domande, eccole.

 6. Qual è il periodo che preferisci per stare in mare e quale avventura vorresti affrontare?

Per viaggiare o per uscire? Un velista è contento anche se non va da nessuna parte, gli basta stare in mare. Tutte le stagioni sono belle, l’estate ovviamente ha le giornate più lunghe e la temperatura più gradevole, in genere.
Vorrei fare Capo Horn alla vela e il giro del mondo per i capi.

   7. Qual è la tua rotta preferita tra quelle che hai percorso?

Da Castiglion della Pescaia a Giglio porto, perché proprio in mezzo ci sono le Formiche di Grosseto: mi diverte che questo sasso sia esattamente a metà via e sulla rotta…

   8. Hai dei rituali particolari quando sei in barca o prima di partire?

Non si portano ombrelli e niente cose verdi in barca, porta male. Non si portano animali con le orecchie lunghe – come scusa?… sì, questa te la racconto un’altra volta -, non si piegano le bandiere, vanno appallottolate. Una cosa ganza, se vuoi del vento, è fare dei nodi su una cima e batterla sulla coperta della barca facendo il nome di un cornuto… Non è difficile, ce ne sono parecchi! Un altro modo per ottenere il vento è fischiare e grattare l’albero e se vuoi fortuna in generale mettici una moneta sotto. Se il Bonavita porta le scarpe a bordo devono essere nuove, per forza: è l’unico umano in attesa di un trapianto di piedi per puzza.
Non si cambia il nome della barca, porta male. Ah, e le donne portano sfiga ma solo perché fanno litigare.

   9. Altri modi di dire divertenti?

Tantissimi: navigare a bordi piatti – quando invece che risalire il vento come una normale bolina fai zig e zag senza avanzare, prenditopo – nome “tecnico” di un rinvio da attaccare allo strallo di poppa per sostenere la passerella. Siccome non sapevamo che nome avesse lo abbiamo inventato con il collega Niccolò Volpati ai tempi in cui curavamo la rubrica Pratica del Giornale della vela, scavafango – barca lenta e poco veloce, piantare chiodi nell’oceano – quando c’è poco vento e tanta onda e la barca sbatte, la barca non è un attrezzo agricolo.
Chi timona molto in qua e là si dice che zappa mentre chi timona bene si dice che ha un buon manico.
In generale comunque in barca si parla di donne e di cacca (più la seconda della prima).

   10. Torni per la settima edizione? Perché?

Torno sicuraMente lo vedi che sei un ruffiano?! – per la settima edizione perché è una regata che si disputa nelle mie acque, che mi piacciono parecchio, perché ogni due ore vedi una terra nuova, perché in poche regate ci si diverte anche a terra prima e dopo come si fa alla 151 Miglia e poi perché dopo il terzo posto sfuggito lo scorso anno quando siamo rimasti solo noi piantati per due ore sotto la Troia magari quest’anno ci va meglio.
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